Epica GRV

Epica GRV è un progetto di gioco di ruolo dal vivo dell'associazione a promozione sociale Epica.

30.01.2022

Il Racconto dell'Osservatore

Il Racconto dell'Osservatore

Vi era un tempo, un inizio. E come inizio era assai ben strano, in quanto non era la prima cosa ad accadere. Avvenne difatti molto tempo dopo un altro inizio, e molto tempo dopo ancora quello prima. Eppure è di questo inizio che voglio raccontare e dire, ma non voglio correre il rischio di portarvi il falso. Perciò lasciate che cambi il mio, di inzio.

Vi era un tempo, la vita. La vita era arrivata da lontano, da un mondo morto e su un mondo morto, ma abitato. Aveva tirannicamente imposto la sua legge e costretto alla fine i precedenti abitanti, che poterono soltanto cercare di fuggire davanti alla sua cieca arroganza. Solo uno di loro, trovatosi senza via d’uscita dal suo eterno inganno, la accettò e si unì ad essa. Dall’unione nacque Dio, e come ogni Dio mai esistito e che mai esisterà, come prima cosa iniziò a commettere peccati.

E’ difficile per me, mi rendo conto, raccontare storie, perché le storie per loro natura sono menzogne. Ogni cosa che viene detta, anche se ripercorre nel modo più fedele la realtà, non sarà mai come è veramente accaduta. Ogni parola detta o scritta, non sarà mai la verità. E’ il nostro limite, la nostra maledizione. E’ la mia maledizione, che altro non ho se non parole, immagini e simboli per poter comunicare. Perciò di nuovo, anche se è un’utopia, cominciamo di nuovo.

Vi era un tempo, un peccatore. E il suo peccato più grande era l’immobilità. Passivo, se ne stava a guardare la vita crescere e mutare, il mondo rafforzarsi e indebolirsi, i mortali odiare e amare. E niente faceva, se non guardare. Quale più grande peccato esiste se non limitare il proprio potere? Quanto può essere infinita l’arroganza di un essere superiore che non vuole esserlo? Immonda bestia che lasciavi le cose andare senza di te, di quanta amara ironia di eri ammantato per chiamare te stesso Osservatore? E quando vedesti i mortali pregare gli dèi invisibili, tu ipocrita non cambiasti titolo dopo esserti palesato a loro e preso l’inutile trono che avevano già costruito per te. Non riuscisti neanche a tener fede al tuo nome. Che Osservatore è quello che si mostra a chi osserva?
Bugiardo.
Bugiardi i tuoi maghi apprendisti della tua Volontà immensa e rubata.
Bugiardi i tuoi sacerdoti, predicatori della Nebbia tua madre.

Ovvia fu la tua vittoria nella prima grande guerra divina, perché adesso vedo che l’unico Dio eri ovviamente solo tu. E caparbio continuasti a indurre nel tuo peccato, lottando contro coloro che invece quel potere lo volevano davvero usare, volevano davvero capire. Ai tuoi portatori di menzogne, loro si opposero. E il loro primo signore, che un tempo ti amava, cieco com’era, tentò di sradicarti da quel trono. Ma le menzogne in cui avevi cresciuto tutti erano troppo profonde. Quanto immense dovevano essere per aver portato a pensare un uomo, seppur Geomante, di poter sconfiggere Dio?

Ti nascondesti, un’altra menzogna. Dicesti di essere morto, ma come può essere questo anche solo pensabile. Oh folle ubriaco di falsità, tanto ormai vi eri immerso da renderle fondamenta del nuovo mondo. E di nuovo tornasti dopo secoli a combattere chi cercava qualcosa di diverso da te. E ancora compromessi, bugie, patti segreti, limiti imposti. Tutte storie che io racconterò. E non con le bugie, come hanno fatto i tuoi Oracoli. Non con storie incomprensibili il cui solo scopo è quello di placare i tuoi sensi di colpa verso chi stai imprigionando. Ancora torni e ci limiti, ancora ci menti e ci rendi schiavi. Ma non ci sconfiggerai mai. I miei sussurri rimarranno finché tu potrai udirli. E in ogni momento ci sarò sempre io a ricordarti, per quanto tu tenti di nasconderla, la Verità.


Il Terzo Oracolo